Esiste un divario territoriale e un dualismo Nord-Sud anche in materia di assistenza alle persone con fragilità. Sono i comuni friulani, infatti, con una spesa pro capite pari a 63,37 euro, a collocarsi sul podio delle amministrazioni comunali maggiormente “sensibili” per la spesa indirizzata alle rette di ricovero in strutture per anziani, minori e portatori di handicap seguiti dai comuni laziali (46,83 euro pro capite) e dai comuni lombardi (39,33 euro pro capite). Sul versante opposto, maglia nera agli enti locali valdostani, che spendono 1,34 euro per ogni cittadino, seguiti da quelli calabresi e campani rispettivamente con un “esborso” pro capite pari a 2,13 euro e a 3,75 euro.

È quanto emerge da una Nota scientifica dell’Istituto Demoskopika che, da un lato, ha misurato, seppur in maniera preliminare, l’operato delle amministrazioni comunali in materia di assistenza alle categorie più fragili attraverso le voci di spesa riguardanti le “Rette di ricovero in strutture per anziani/minori/handicap ed altri servizi connessi” e, dall’altro, ha generato un confronto con le risorse destinate alle organizzazioni e alle manifestazioni di fiere, eventi e convegni.

Abbiamo volutamente scelto due categorie di spesa così distanti tra loro – spiega Federica Roccisano, responsabile del dipartimento Welfare dell’Istituto Demoskopika – proprio per misurare la sensibilità degli amministratori locali al momento della ripartizione delle spese nei bilanci comunali e della liquidazione dei mandati. È opportuno, infatti, sottolineare che mentre la spesa per il cosiddetto loisir, e quindi l’organizzazione di fiere ed eventi, è una spesa opportuna sì per creare sviluppo locale e attivare manifestazioni culturali ma non obbligatoria, la spesa per l’assistenza delle persone più fragili – precisa ancora Federica Roccisano – è obbligatoria ai sensi della legge nazionale 328/2000, prevedendo che i Comuni siano titolari della gestione di interventi e di servizi socio-assistenziali a favore dei cittadini.

In questo quadro, la spesa per il servizio, e quindi, il livello di compartecipazione alla retta, è vincolata alle disponibilità di bilancio degli enti e alla programmazione delle priorità scelte dalla politica al momento della composizione del bilancio. È in virtù di questo ultimo aspetto, della scelta su cosa rendere prioritario al momento della ripartizione della spesa, pertanto, – conclude la responsabile del del dipartimento Welfare dell’Istituto Demoskopika – che le due voci di spesa diventano comparabili tra loro e utili quali indicatori preliminari del livello di sensibilità dei decisori politici e della pubblica amministrazione in generale.

E dallo studio, inoltre, emerge che se per la voce dedicata agli eventi e alle manifestazioni fieristiche la media nazionale è di 3 euro e gli enti comunali nelle varie regioni mantengono livelli di spesa compresi tra un minimo di 2,05 euro per i comuni piemontesi e un massimo di 9,07 euro per i comuni friulani, il divario in materia di rette e, quindi, di assistenza ai più fragili, è molto più ampio, con una media nazionale pari a 24,01 euro pro capite e livelli massimi e minimi molto distanti tra loro.

Un ulteriore orientamento significativo è che i comuni valdostani e calabresi non solo hanno una spesa pro capite destinata alle politiche sociali molto più bassa di quella dei comuni più sensibili, ma spendono addirittura di più per l’organizzazione delle fiere e degli eventi che per l’assistenza alle persone con fragilità.